Il Paraguay si trova al centro di una profonda trasformazione del proprio Sistema Sanitario Pubblico e lo scopo è quello di trasformarlo in un servizio eccellente e di ottima qualità.
Di fatto, oggi, questo viene considerato una questione prioritario dello Stato, le cui politiche di trasformazione non devono subire cambiamenti, anche se ci potranno essere futuri cambi di Governo. Uno dei suoi obiettivi è arrivare ad un sostanziale miglioramento nell’accesso e nella copertura dei propri servizi sanitari per raggiungere una copertura universale, non sempre alla portata di tutti nelle zone rurali del Paese, malgrado l’attuale modernità delle strutture urbane.
La Sanità Pubblica non è solamente una spesa, ma anche un investimento. La salute della popolazione non è solo una conseguenza dello sviluppo economico, ma ne costituisce anche un riscontro. Le persone sane sono più utili alla comunità e all’economia stessa, sono più produttive e intraprendenti, sono più facilmente educabili e, da ultimo, tutto questo impatta fortemente sulla riduzione della povertà. Per questo motivo, mentre i Paesi Europei apportano tagli alla Sanità a discapito dei propri anziani, allungano i tempi di attesa, obbligano a pagare i farmaci etc, il Paraguay sta approfittando della solida e costante crescita del proprio PIL per investire nella sanità.
Una dimostrazione concreta: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha appena riconosciuto ufficialmente il Paraguay un Paese indenne da malaria. Dopo sette anni senza aver riscontrato nessun caso autoctono, l’Organizzazione ha certificato che questa malattia fa parte del passato e che, se dovesse ricomparire, il Paese sarebbe in grado di affrontare un’epidemia in maniera efficace. L’ultimo Paese che ha conseguito questo risultato è stata Cuba nel 1973, cioè ben 45 anni fa. Da ora in poi la malaria non è più endemica in nessuno dei due paesi citati e, in entrambi i casi, sebbene con politiche economiche molto diverse, lo si deve proprio a un notevole investimento nel settore sanitario.
L’ultimo caso è stato riscontrato nel 2011 e, in seguito, il Paraguay ha intrapreso l’ambizioso progetto di rafforzare i propri risultati e di impedire il ritorno di altri possibili casi di malaria, specialmente a carico delle popolazioni più fragili, che abitano le zone interne del Paese (gli abitanti dei Dipartimenti di Canindeyú, Alto Paraná e Caaguazú). Le attività del progetto comprendevano il potenziamento dei protocolli di rilevamento e di controllo dei singoli casi, l’inserimento della comunità in un progetto educativo che favorisse la prevenzione, l’identificazione dei sintomi e la diagnosi. Questo progetto ha dimostrato di essere estremamente efficace per interrompere la trasmissione della malattia e per mantenersi senza casi accertati in questi ultimi sette anni. Tuttavia, il Ministero della Sanità ha avviato nel 2016 una iniziativa triennale allo scopo di aggiornare le conoscenze a riguardo di questa malattia indirizzandola al personale sanitario di tutte le 18 regioni del Paese.
Sicuramente, è certo che lo scopo di questa trasformazione e del relativo ampliamento del sistema sanitario paraguayano sia quello di aumentare notevolmente il personale sanitario, il che comporta ottime opportunità di lavoro per medici, professori, infermieri, farmacisti, dentisti, personale di servizio sulle ambulanze e molti altri ancora….
Quando, nei decenni precedenti la politica sanitaria non ha significato una priorità per le varie amministrazioni, esistevano già le condizioni per un buon servizio, come per esempio una giusta percentuale tra i professionisti e il resto della popolazione. L’insufficienza di questo rapporto, in passato, era data dal fatto che questi professionisti erano concentrati ad Asunción e nei suoi immediati dintorni, privandone in questo modo il resto del Paese. Questa è proprio una delle carenze a cui le recenti modifiche intendono porre rimedio, ma che in linea di principio non rappresenta un enorme problema, se è nostra intenzione risiedere nella capitale.
Al contrario, il sistema privato dispone di risorse ancora maggiori sia per quanto riguarda la tecnologia sia per la capacità di richiamare talenti. Al sistema privato si rivolge al massimo il 5% della popolazione e, nel caso di immigrati europei, è una buona scelta stipulare un’assicurazione sanitaria privata, che non obbliga a rinunciare al sistema sanitario pubblico e i cui costi, se paragonati ai ticket sanitari europei, sono davvero irrisori.
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